martedì 18 agosto 2015

L'angelo e il mare

di Massimo Cavezzali

L’angelo scosse le ali. Polvere. Il viaggio non era stato corto.
Poi entrò con la sua camminata dondolante, nella Hall dell’Albergo.
Si guardò allo specchio dell’ingresso. Ignorò i suoi capelli diventati grigi. E la solita faccia stanca.

Scendeva sempre poco volentieri sulla terra.
E non aveva nessuna voglia di andare a una Assemblea della Natura. Ma il Signore gli aveva passato l’invito, molto formale, che aveva ricevuto. Un invito strano. La Natura non si era mai riunita.
“Per una comunicazione importante”. Diceva il biglietto. Senza specificare niente.
“Vai tu” gli aveva detto il Signore “Poi fammi sapere”.

La Quercia, dietro il banco della Hall, gli fece cenno, con un ramo, indicandogli le scale in fondo alla sala. L’Edera, che stava al centralino, smise di telefonare e lo osservò, incuriosita.
L’albergo sembrava deserto. l’Angelo percorse velocemente il corridoio, scese le scale, e aprì la porta del Salone delle Conferenze.
E rimase con la mano sulla porta, incredulo.
Si girarono tutti a guardarlo. La sala era gremita. Animali di ogni specie, mammiferi, pesci, insetti, uccelli e sassi, e rocce, e vento, e nuvole, e tempesta e uragani e trombe d’aria , pioggia, fiumi, piante e fiori.
“Diamo il benvenuto al nostro ospite, venuto da così lontano!” disse il Mare, che occupava da solo tutto il tavolo della conferenza.
La sua voce, amplificata dal microfono, ero un infrangersi di onde nervose.

Rimasero tutti in silenzio. Solo il corvo gracchiò, dando di gomito al topo, vicino a lui. L’Angelo chinò leggermente la testa. Un sorriso gli attraversò la faccia ma scomparve subito ...

 “Abbiamo preso una decisione” disse il mare “E volevamo comunicarla al Signore”.
L’angelo strinse le mascelle. Fece un cenno breve con la testa. Va bene. Ascolto.
“Abbiamo deciso di eliminare gli uomini dal nostro giardino!”.

Un brusio si sollevò nella sala.
Il mare fece un sorrisetto beffardo, dondolando le onde.
“Eliminarlo de-fi-ni-ti-va-men-te!” scandì.
Le conchiglie, che era uscite a curiosare e girellavano per il tavolo, rientrarono precipitosamente fra le onde.

“Tutto è stato un dono del Signore” continuò il Mare, “e la Natura ha rispettato il suo dono. Ha capito. Ha ricambiato il suo dono con un dono. Quello di amare il suo dono, di viverlo, di riprodursi. E rispettare il suo giardino. La Natura non ha mai sgarrato. Abbiamo tutti mantenuto i patti.”
L’orso fece cenno di si con la testa. Anche lo squalo annuì. I batteri dondolarono la testa. I pidocchi annuirono, ma più incerti.


“Solo l’uomo non l’ha fatto! La nostra pazienza è finita. Penseremo noi ad eliminarlo…non ci vorrà molto…abbiamo fatto i nostri calcoli…”

Il mare guardò verso il settore dove si pigiavano tormenta, pioggia e uragani.

“Quando accenderemo i motori…diciamo…in quaranta giorni lo spazzeremo via….lui e le sue ridicole case…lui e la sua incapacità di esprimere ciò che ha nell’anima. L’uomo ha perso il senso di tutto. Ha dimenticato che la vita non necessita della sua ragione. Della sua stupida avidità. Distratto dai suoi desideri, ha perso di vista la mano invisibile che dirige tutto. Si è mortificato da solo.
Crede di vivere la vita, di goderla, e non sa minimamente cos’è la vita.
L’uomo è diventato una meta senza cammino. Va eliminato.”
Una lucertola applaudì. Il rinoceronte aprì la bocca per dire qualcosa poi la rinchiuse. Le nuvole bisbigliarono fra loro a bassissima voce.
“Dopo averlo eliminato, la pioggia laverà tutto. Io provvederò a trasformare quel che resta in conchiglie e coralli!”

Si levò un applauso dal settore pesci.
“Non ho altro da dire. Questa è la nostra decisione." disse il Mare.
E guardò l’Angelo.

L’Angelo si sentì addosso tutti quegli occhi che lo guardavano.
Stava pensando velocemente da alcuni minuti. Aveva capito subito dove il Mare stava andando a parare.
"L’estinzione non è prevista" disse, lentamente Anche se capisco le vostre ragioni…ci sono dei ...problemi!”
“Quali?” chiese il mare, ironico. “Pensiamo a tutto noi. Quali problemi?”
“L’emanazione delle loro menti, la risonanza…” disse l’Angelo. “Abbiamo promesso…che sarebbero rimasti per sempre…per l’eternità, ma non possiamo smaltire queste emanazioni tutte insieme, non è una operazione facile….non siamo organizzati per questo…ci dovete dare tempo.”

Il mare guardò l’Angelo.
L’angelo resse quello sguardo, anche se reggere lo sguardo del mare non era facile.
Sentì il suo respirare.


“Quanto tempo?” chiese il mare. Con voce piatta.
L’angelo scosse la testa. “Non lo so.”
“Non lo sapete?” chiese il mare, tagliente. Il microfoni vibrarono.. Milioni di onde si infransero negli scogli.
“Mi spiace…” disse l’Angelo.
“Mi spiace.” Ripeté.
“Mi spiace, mi spiace, mi spiace! ”

Gli animali dondolarono la testa, le orecchie impazzite. Perché gli animali si commuovono subito. Gli viene la maternità. E quel angelo solitario che si stava scusando, era un cucciolo da proteggere.
Il mare aveva visto troppe cose, per non capire quel bluff.
Troppe nave di pirati. Troppe tempeste. Troppi naufragi. Troppe isole che non c’erano.
“Va bene” disse asciutto.
“Aspetteremo!”
massimocavezzali.blogspot.it


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