domenica 15 novembre 2020

I pensieri sono energia, intervista a Bruce Lipton

Riprogrammare la salute e le nostre cellule con le frequenze positive dell’ambiente in cui viviamo.

di Alessandro Silva

Bruce Lipton è un biologo cellulare statunitense, conosciuto per le sue ricerche riguardanti le relazioni fra attività genetica, ambiente e pensiero. Nel 1966 consegue una laurea in biologia nella C.W. Post Campus of Long Island University e in seguito riceve il dottorato di ricerca in Biologia dello sviluppo dalla University of Virginia nel 1971. Egli, contrariamente al dogma centrale della biologia molecolare che sostiene che il flusso dell’informazione genetica sia monodirezionale e che parta dagli acidi nucleici (DNA, RNA) per arrivare alle proteine, afferma che il flusso dell’informazione avrebbe in realtà la sua sorgente nei segnali ambientali per arrivare alle proteine passando dagli acidi nucleici. Questa ipotesi sarebbe in parte confermata dallo sviluppo di una recente branca della genetica detta epigenetica.
   

- Bruce, quando ti sei interessato per la prima volta al fatto che il comportamento e la salute di una cellula sono controllati dall’ambiente?

Fu nel 1970 quando, in qualità di biologo all’Università della Virginia, compresi che, se riuscivo a mantenere vive delle cellule tenendo sotto controllo le condizioni ambientali esterne, era possibile ottenere importanti considerazioni riguardo i meccanismi che sottendono alla vita..


- E quando hai avuto la cosiddetta “crisi di mezza età?”

Quando capii che insegnavo agli studenti determinate conoscenze circa i geni per poi scoprire, nel mio laboratorio, che i miei studi erano in conflitto con quanto stavo insegnando. Arrivai a perdere addirittura contatto con la mia ricerca poiché i carichi amministrativi in qualità di membro del corpo docente mi tenevano lontano dal laboratorio. Dal punto di vista personale poi, anche il mio matrimonio stava cadendo a pezzi. Rinunciai al mio lavoro universitario e caddi in una forte depressione dalla quale cercavo di emergere tenendo occupata la mia mente ed il mio tempo con lo studio della meccanica quantistica. 

Questo percorso mi aprì gli occhi, giungendo a capire come i misteri della vita fossero radicati nel comportamento e nella struttura di atomi e molecole e, quindi, nella meccanica quantistica, che è la scienza che studia i meccanismi dell’atomo. Nonostante ciò, la natura energetica della meccanica quantistica non viene riconosciuta nel campo della biologia cellulare.

La scienza è una consapevolezza strutturata di biologia costruita sulle fondamenta della chimica e la chimica, a sua volta, è costruita dalla fisica. Se una scienza così basilare com’è la fisica modifica le proprie leggi, tutte le altre scienze sono obbligate ad adattarsi a questi cambiamenti. 

Le scienze biologiche per molto tempo hanno ignorato le conseguenze della nuova fisica anche se è stata introdotta più di 75 anni fa. Man mano che inserivo nel mio bagaglio di conoscenze la fisica quantistica si rese necessario una riorganizzazione dei fatti scientifici che avevo raccolto in quasi 30 anni di carriera.

Il momento di trasformazione personale fu quando riuscii a definire le proprietà fisiche e comportamentali della membrana cellulare, su cui avevo lavorato per 10 anni, partendo da un unico punto di vista.

Scelsi di descrivere la membrana unificando tre definizioni; la membrana è (a) un cristallo liquido, (b) un semiconduttore, (c) contiene due categorie di molecole proteiche, i recettori ed i canali. La natura delle proprietà conduttrici della membrana si rifà al fatto che la membrana è costituita da un doppio strato cristallino di molecole fosfolipidiche. La sua natura lipidica rende la barriera membranale un non conduttore, attraverso il quale le molecole cariche e gli ioni NON riescono a passare. Solo l’inserimento di proteine nella membrana lipidica consente a molecole o ioni selezionati di passare attraverso la barriera; in tal modo, la membrana lipidica diventa sì un conduttore ma non di tutto; assume cioè la natura di semi-conduttore.

Inoltre, facendo riferimento ai recettori proteici come dei cancelli che controllano le funzioni biologiche, rimasi sbalordito nel leggere il risultato di questa osservazione: la membrana è un cristallo liquido semiconduttore con cancelli e canali. Fui ancora più stupito nel rendermi conto che tale definizione l’avevo già incontrata, ma non in relazione alla biologia, bensì in fisica: “un micro processore (chip) è un cristallo semiconduttore con cancelli e canali”. In un primo momento fui divertito dalla coincidenza ma poco dopo ne fui enormemente contento e mi resi conto della rilevanza della cosa. 
La membrana cellulare è un chip organico e, dunque, ogni cellula è un chip che è possibile programmare con il nucleo che funge da disco rigido carico di un software di natura genetica. 
La cosa più inverosimile era realizzare come il programmatore fosse l’ambiente.


- Credevo che il cervello della cellula fosse il nucleo invece è la membrana, giusto?

Nonostante il fatto che tutti i libri di testo, dalle elementari fino all’Università, si riferiscono al nucleo come il cervello della cellula, la verità è che il nucleo attualmente rappresenta le gonadi della cellula. La funzione del nucleo è esclusivamente riproduttiva, e va dalla riproduzione dei meccanismi regolati dalle proteine alla riproduzione dell’intera cellula. Il nucleo non è la sede della consapevolezza e non riceve nessuna informazione riguardo la necessità o i piani della cellula. Esso è un meccanismo di risposta ai segnali citoplasmatici.

Le credenze convenzionali considerano le caratteristiche delle nostre vite determinate dai nostri geni ma, se il nucleo non è consapevole dell’ambiente, allora i geni non sono in grado di controllare le nostre vite. Dunque, cosa controlla le nostre vite?

L’ambiente o, più specificatamente, la nostra percezione dell’ambiente. La vita si mantiene tale attraverso l’abilità di conservare un equilibrio all’interno di un ambiente dinamico in continua evoluzione. 

La membrana cellulare è l’interfaccia tra l’esterno (il non SE’) e l’ambiente citoplasmatico interno (il SE’).


Ecco perché la membrana ha un ruolo così importante nella vita della cellula. I recettori sulla superficie della cellula sono in grado di leggere sia informazioni provenienti dall’ambiente esterno che quelli provenienti dall’ambiente interno (gli impulsi). Una volta resi operanti da queste informazioni, i recettori attivano degli specifici canali proteici. Il complesso dei recettori e dei canali rappresenta degli interruttori molecolari che innescano le funzioni cellulari. Per definizione, questi interruttori che vedono l’ambiente (i recettori proteici) e selezionano una risposta (i canali proteici), rappresentano la base molecolare della percezione.

Ero a conoscenza del ruolo della membrana nella regolazione della struttura e del comportamento biologico, ma il ruolo che aveva la percezione riguardo al controllo della cellula non aveva importanza per me fino a quando i tre aspetti dei caratteri chimici della membrana non vennero accorpati nella nuova definizione.

I caratteri della cellula e degli organismi biologici vengono direttamente mediati dal proprio ambiente; siamo fatti ad “immagine” dell’ambiente. 

Quando si legano insieme il segnale con la proteina complementare, l’energia del loro accoppiamento provoca una modifica nella forma della proteina: per esempio, la proteina recettore del glucosio è il risultato fisico del legame tra una molecola di glucosio nell’ambiente (segnale) con il proprio recettore proteico, la cui forma viene modificata. La modificazioni collettive di tutte le proteine diventa quella che noi amiamo indicare come vita. Conseguentemente, ognuna delle duecentomila e più proteine del corpo è, per definizione, il risultato energetico di un segnale proveniente dall’ambiente.

- Ricordo di averti sentito affermare di aver preso la decisione, per quanto riguarda la tua vita, di non lasciare che l’ambiente ti controlli ma che avresti invece risposto in maniera selettiva all’ambiente.

Si è vero. Anziché rispondere passivamente a tutti i segnali provenienti dall’ambiente, si può diventare consapevoli dei segnali stessi. Attraverso un processo di selezione è possibile utilizzare sia la mente subconscia per rispondere automaticamente ai segnali oppure la propria mente consapevole, generando risposte differenti da quelle programmate nel subconscio. La differenza è che, quando si è inconsapevoli dei segnali che ci possono inviare, i soli segnali che si ricevono sono quelli che fanno parte di uno specifico “programma” (stimolo più risultato) precedentemente elaborato. Quando si diventa coscientemente consapevoli dei segnali, allora essi potranno esprimere la propria libera volontà attraverso la creazione di una nuova risposta allo stimolo. In questa maniera è possibile evitare di essere vittima di comportamenti che, precedentemente, ci sono stati insegnati ed indicati come inappropriati.

- Se la mente controlla il corpo e l’ambiente controlla la cellula dov’è che inizia la mente?

Nel mio modo di vedere le cose, la mente è un’entità separata dal corpo.

Io penso che la mente assomigli funzionalmente ad una membrana che interfaccia lo spirito con il corpo fisico. In questo interfaccia, la mente possiede la consapevolezza derivante dalla combinazione di una fonte esterna (spirituale-ambientale) e le esperienza di vita acquisite durante la nostra esistenza fisica.

Mentre i potenziali energetici di ambiente e spirito sono diretti all’interno per controllare il corpo, le risposte fisiche del corpo generano simultaneamente campi energetici che tornano all’ambiente. Possiamo così individuare un’energia ambientale esterna ed una energia comportamentale proveniente dal corpo. Queste energie sono strettamente collegate tra loro, di modo che, quando la mente origina una risposta nel corpo, questa genera un potenziale energetico che ritorna nell’ambiente da cui è provenuto lo stimolo. Se posizioniamo un apparecchio nel sistema per ricordare ed integrare le risposte nel tempo (come fa il nostro cervelletto) quello strumento diventerà la banca dati delle informazioni utilizzate dalla mente ossia l’interfaccia funzionale tra gli stati fisici della nostra esistenza e quelli non-fisici. La mente umana diviene allora una collezione di tutte le esperienze apprese come percezioni che possiamo utilizzare come guida della nostra esistenza terrena.

- Allora il tuo corpo crede a tutto ciò che pensi?

Assolutamente sì, anche se è opportuno ricordare che disponiamo di due menti, quella che può essere controllata dalle nostre azioni ed il subconscio. Le cellule del corpo rispondono ad entrambe ed è qui dove la disarmonia può entrare nella nostra vita. Se la mente cosciente è in buona salute, per esempio, e la mente subconscia (che è programmata con percezioni acquisite) concorda con questa versione, allora per forza, di coerenza, si è sani. Ma se vi è discordanza tra le due menti allora quella delle due che è più attiva avrà il controllo del comportamento del corpo.

Per esempio, la mente conscia potrebbe essere impegnata con pensieri positivi. Fino a quando la consapevolezza è impegnata in questi pensieri la risposta del corpo all’ambiente, in questo momento, è controllata da percezioni precedentemente programmate ed archiviate nel subconscio. 

Se la mente subconscia è programmata con pensieri autolesivi, il comportamento distruttivo di questi si ripercuoterà sulle azioni decise dalla menta conscia, annullandone ogni eventuale esperienza positiva registrata.

Per intenderci, se il dottore ci comunica che abbiamo una malattia terminale e noi siamo d’accordo con la sua percezione, allora tale percezione controllerà la nostra biologia. Quindi, se prima non lo eravate, dopo questa opinione sarete in cammino verso una malattia terminale.

Il punto è: la verità di chi o cosa abbiamo intenzione di utilizzare per controllare la nostra biologia e, dunque, la nostra vita? Se si rimane intrappolati in cliché comportamentali acquisiti durante lo sviluppo allora questi cliché diventeranno i conducenti più rilevanti del sistema.

Nel momento in cui nasciamo disponiamo di un determinato numero di percezioni geneticamente pre-programmate (gli “istinti”) anche se, durante lo sviluppo all’interno dell’utero, il feto inizia a scaricare informazioni provenienti dall’ambiente e che gli vengono trasmesse dal sistema percettivo della madre. Queste nutrizioni precoci sono dei programmi comportamentale che ci permettono di integrarci all’interno delle nostre culture.

Una cosa interessante è che anche il sistema neurologico è disegnato per facilitare questo processo di acculturamento. Infatti, non esprimiamo una attività cerebrale completamente consapevole (onde EEG alfa) fino all’età di circa sei anni. Quando nuovi individui nascono sono carichi di credenze culturali, comportamenti ed altro appartenenti alla loro società o, almeno, a come hanno loro “parlato” i genitori.

I programmi fondamentali che controllano il nostro comportamento prima di tutto derivano dai nostri genitori (o da chiunque abbiamo deciso di legarci nel periodo dello sviluppo). Benché, solitamente, si venga programmati dai propri genitori, esiste la possibilità di scegliere chi sarà il proprio insegnante. Molti finiscono con l’utilizzare altre persone come insegnanti che siano o no personaggi reali o fittizi. Ecco perché la gente può uscire dal peggiore degli ambienti e diventare un leader. 

Ad un certo punto hanno optato per una differente fonte di certezze. Qualcuno compie lo sforzo di ri-programmare le proprie credenze limitanti cercandone altre come verità più alte ma, poiché operiamo costantemente ad un livello di sopravvivenza, la maggior parte delle persone si limita a funzionare secondo il “programma pre-impostato”, per quanto distruttivo esso si dimostri. 

Immaginatevi se i genitori fossero così meravigliosamente dotati nella loro consapevolezza dell’Universo da rispondere ad ogni stimolo dell’ambiente utilizzando delle strategie vincenti; un bambino che venisse allevato da tali genitori avrebbe una vita completamente improntata al successo.

- Qual è stato il primo passo una volta che hai realizzato tutto questo?

Per me è stato necessario tornare ad essere fedele alle mie credenze senza comprometterle. Quindi dovetti diventare consapevole delle mie azioni ed accertarmi che fossero allineate alle mie verità. In secondo luogo essere consapevoli delle leggi della fisica: ho riconosciuto che la vita è energia e che la mancanza di energia compromette una intera esistenza. Così divenni più conscio di dove e come stavo spendendo la mia energia, impegnandomi soltanto in situazioni vincenti in grado di restituire l’energia che investivo in esse.

In questo senso ho anche riconosciuto che l’energia risuona e attiva quelle cose e quegli eventi che sono in armonia proprio con questa energia. 
A buoni pensieri ed azioni corrispondono buoni pensieri ed azioni mentre la paura scatena paura.


I pensieri sono energia. Non bisogna sprecare i nostri pensieri per cose sulle quali non abbiamo il controllo.

Eliminando i pensieri negativi si ottengono due risultati: si conserva l’energia e si prevengono le conseguenze che sono in sintonia con quei pensieri avariati. Per me, la lezione fu disconnettermi da ogni pensiero ed azione che non erano positivi. La semplice ragione d’essere è una trasmissione di energia. In meccanica quantistica questa energia può risuonare con la energia stessa dell’ambiente.

Quando si vibra ad una certa frequenza, tutto ciò che sta là fuori che vibra alla stessa frequenza sarà imbevuto della nostra energia. Così se noi abbiamo un pensiero positivo allora un evento positivo risonante risponderà e sarà imbevuto di quella energia. Se manifestiamo un pensiero negativo allora anticiperemo qualunque cosa ci sia là fuori che potrà risuonare con quel tipo di energia.

In pratica nutriamo l’ambiente con la nostra energia. 
Ciò che cresce da essa è ciò che risuona da essa. 

Quindi, la prima idea per la guarigione è staccarsi dall’energia che alimenta tutte le trappole nella nostra vita e, con l’energia risparmiata, rivitalizzare la nostra esistenza. Insomma, assumere consapevolmente dei programmi comportamentali che ci riforniscano di gioia e felicità.

Se non si è in grado di ri-programmare da soli i vecchi modi di pensare si ha bisogno di qualcun altro che ci renda felici e, se si necessita di qualcuno per il proprio completamento, ci si trova in una relazione di reciproca dipendenza. 

Questo tipo di relazioni sono costellate di fallimenti poiché se un partner non viene incontro all’altro, l’altro si sente una vittima. In ogni caso in cui si è in grado di procurarsi felicità e gioia e di rispondere alle necessità da soli, allora si è liberi dalla esigenza di avere un partner che lo faccia al posto nostro. Di conseguenza, quando due persone indipendenti iniziano insieme una relazione, ricatti e manipolazioni non avranno alcun ruolo all’interno della loro storia d’amore. 

Questo è quanto ho imparato dalle mie precedenti relazioni che erano basate sul soddisfare dei bisogni. 

Nel momento in cui fui in grado di provvedere io stesso alla mia felicità la mia vita è cambiata improvvisamente. Sono diventato soddisfatto di me, potevo anche essere impegnato tutto il giorno, godermi il mondo e divertirmi.

- Bruce, grazie per averci concesso questa intervista.
E’ stato un enorme piacere.


Letto e condiviso da: fintatolleranza.blogspot.it
Fonte: www.scienzaeconoscenza.it

*Articolo precedentemente pubblicato qui il 20.04.2013

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