sabato 24 settembre 2022

Perché dopo i disastri nucleari vengono piantati i girasoli

Questi fiori sono stati piantati nelle aree di alcuni incidenti nucleari come Chernobyl del 1986 e Fukushima del 2011 e si ritiene assorbano le radiazioni.

Nelle aree colpite da importanti disastri nucleari vengono piantati migliaia di girasoli. Così è avvenuto, per esempio, intorno a Chernobyl dopo l’esplosione del 1986 oppure a Fukushima dopo lo tsunami del 2011 che danneggiò le centrali sulla costa orientale del Giappone. Pochi mesi dopo l’esplosione dei tre reattori nucleari nel paese del Sol Levante, Koyu Abe, capo monaco del vicino tempio buddista di Joenji spiegò a Reuters che si piantavano "girasoli, senape da campo, amaranto e cresta di gallo" perché "si ritiene assorbano le radiazioni". 
A confermare questa teoria è anche la scienza con alcune ricerche che hanno portato alla semina di questa specie di fiori anche dopo l’incidente degli anni ’80.

A Fukushima, poco dopo il disastro nucleare, sono stati coltivati più di 200mila piante dalle quali sono nati almeno 8 milioni di girasoli. Secondo ricerche scientifiche questo fiore ha la capacità di ripulire i rifiuti radioattivi e, per questo motivo, sono stati piantati anche a seguito del più grave incidente della storia del nucleare a Chernobyl nel 1986. "I girasoli sono davvero bravi ad assorbire alcuni isotopi radioattivi", ha spiegato lo scienziato Michael Blaylock ...

Questa tipologia di piante ha tutta una serie di proprietà pratiche che li rende ideali per la pulizia di elementi nocivi nucleari. 

I fiori crescono rapidamente e praticamente ovunque e, inoltre, immagazzinano la maggior parte della loro biomassa nelle foglie e negli steli. 

In questo modo il materiale radioattivo assorbito può essere smaltito senza dover estirpare le radici. Il processo che utilizza le piante per eliminare tossine dall’ambiente viene chiamato fitorisanamento ed è stato un enorme successo a Chernobyl dove, a seguito dell’esplosione, nel terreno e nell’acqua delle aree circostanti erano stati rilasciati carichi di elementi radioattivi di cesio e stronzio.

Il processo funziona perché gli isotopi "imitano" i nutrienti che il girasole assorbirebbe naturalmente: il cesio imita il potassio, di cui le piante hanno bisogno per la fotosintesi, e lo stronzio emula il calcio, che fornisce loro supporto strutturale. 

Secondo Blaylock, il fitorisanamento "è stato molto efficace per l’acqua", mentre per il suolo il funzionamento sarebbe più complicato
Questo spiegherebbe il fallimento della fitodepurazione a Fukushima, dove non si è riusciti a trovare alcuna pianta in grado di ridurre efficacemente i livelli di isotopi radioattivi nel suolo. 
Blaylock ha sottolineato però che l’ambiente di Chernobyl e quello di Fukushima sono molto diversi e che, comunque, il processo di fitirisanamento in Ucraina ha richiesto diversi anni.

Sul tema del nucleare si dibatte spesso e in tutto il mondo e se alcuni Stati frenano, in altri le ricerche e le tecnologie si moltiplicano con importanti imprenditori che stanno finanziando nuovi progetti, come Jeff Bezos che ha sovvenzionato la General Fusion nella realizzazione di un impianto nucleare pilota con l’obiettivo di creare energia pulita ed economica.
Fonte: tecnologia.libero.it
Da: www.iflscience.com


E se credete che in Italia il fenomeno dei rifiuti interrati riguarda solo il Sud, vi sbagliate di grosso.

Dalle risaie del Vercellese a Pordenone, il terreno della Valpadana è risultato altamente inquinato a causa di rifiuti tossici, scorie radioattive ed ex terreni industriali in attesa di bonifica.

Anche il Nord è fortemente compromesso e le sue terre bruciano come al sud. Quelle pubblicità come la Pomì, che esaltano la provenienza padana dei suoi pomodori come garanzia, hanno torto marcio. Tra le risaie del Vercellese, è presente una delle più grandi discariche di rifiuti nucleari italiani, scarti di quelle centrali atomiche chiuse nel 1987, ma che continuano ad inquinare l’aria, la terra e l’acqua.

In quelle zone sono presenti oltre il 90% delle scorie radioattive prodotte in Italia, e le mura in cemento che dovrebbero contenere questi scarti nucleari altamente pericolosi, dopo tanti anni, sono irrimediabilmente danneggiate rilasciando continuamente liquami radioattivi nelle acque del fiume Dora e nel Po. 
Nei terreni circostanti ai depositi nucleari, viene coltivato il riso tra il più venduto nel mondo.

Anche in Veneto non se la passano bene. Infatti Porto Marghera è una delle terre più contaminate d’Europa, la zona è completamente disseminata di impianti, oramai quasi totalmente dismessi, con scarti e scorie di lavorazione ancora da bonificare.

Un altro caso decisamente preoccupante è Ispra, una cittadina sul versante lombardo del lago Maggiore, in provincia di Varese. In questa città  per decenni era in funzione una piccola centrale nucleare dell’Enea, e dove credete che venivano scaricate le scorie ed i liquami? Direttamente nelle acque del lago. 
Attualmente nella provincia di Varese c’è la più alta incidenza di carcinomi mammari, ogni anno si registrano circa 800 donne affette da questa patologia.

Per concludere in Friuli Venezia Giulia, una ricerca della Asl di Pordenone parla di acque superficiali “a rischio contaminazione“, da idrocarburi rinvenuti nelle acque di falda vicine all’aeroporto militare Usa di Aviano, dove negli anni si sono registrati casi di rottura delle condotte di carburante. 
Nel 1998 il “Centro di riferimento oncologico di Aviano” segnalava che, all’interno della base americana, a 15 chilometri da Pordenone, il tasso di radioattività dell’aria era cinque volte superiore alla media italiana.
Lo smaltimento dei rifiuti riguarda tutta l’Italia. 

Fonte: www.quotidianoitalia.it

Si può anche leggere questo studio: Cs-137 nei suoli boschivi in Ticino a 30 anni dall'incidente di Chernobyl (Aprile 2016)


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