mercoledì 10 settembre 2014

Sulla sovranità popolare

di Vincenzo Zamboni

Quanto si è "troppo giovani" , o "troppo vecchi" per governare?
Quando e perché si è "competenti" o "Incompetenti" su qualcosa?
Alessandro Magno a trent'anni aveva già conquistato un impero: è davvero importante, questo?

In realtà, il problema sostanziale sta nel fatto che non c'è bisogno di alcun "padre di famiglia" a dirigere il prossimo, né giovane né anziano, né competente né incompetente.
C'è bisogno di sovranità popolare, non di padri.

Il padre e la madre servono ad allevare i bambini, attività che, peraltro, in un mondo un po' più sano di quello in cui ci troviamo a vivere, dovrebbero essere allevati da una comunità, con spirito tribale. Ai tempi degli "Indiani metropolitani" tale metodo ha funzionato benissimo, e funziona ancora oggi, per i pochi superstiti.

La gestione delle decisioni, nelle tribù pellerossa, avveniva attorno al fuoco, con la partecipazione di tutti alla discussione: "tutti" significa anche i bambini .
Solo in questo modo si diventa adulti membri di una comunità autonoma, autosovrana.
Un risultato del tutto simile si può ottenere anche oggi, attraverso i referendum deliberativi senza quorum, di modo che ogni delega attribuita ai rappresentanti civili sia intesa come provvisoria, in quanto comunque soggetta alla volontà popolare quale ultimo agente decisionale.
"Io ti incarico di rappresentarmi alla formazione di norme e decisioni, ma l'ultima parola decisionale è comunque mia, poiché posso sia annullare le tue decisioni che emanarne di autonome": così pensa ed agisce il membro di una comunità che esercita la sovranità popolare, invece della servitù rappresentativa.
Padri?
No, grazie ..



"Referendum senza quorum" è una espressione che in prima istanza lascia perplesse molte persone, troppo abituate alla delega forzata come metodo di governo da trovare faticoso riflettere sull'autogoverno. Proviamo allora a rivedere più in dettaglio la questione.

Anzitutto, i referendum saranno sia abrogativi che deliberativi. Il che significa che il popolo può, attraverso essi, non solo annullare leggi e norme preesistenti, ma anche stabilirne motu proprio di nuove.
"Senza quorum" può sembrare un requisito sbagliato, che potrebbe dare ad una piccola minoranza il potere di imporre la propria volontà a tutti, ma non è così.

Consideriamo, dapprima, che ad un referendum partecipano, di fatto, solo le persone davvero interessate al problema in esame. Questo è quanto già accade nella democrazia rappresentativa.

Dunque, immaginiamo che una piccola percentuale di persone, diciamo solo il 10%, si sia espressa sull'argomento A, ed abbia deliberato una norma. Ciò non implica che la decisione presa incontri il favore dell'85% della popolazione rimanente, che è la maggioranza. 
Ma chiunque sia contrario alla norma approvata può indire un nuovo referendum: sia abrogativo di essa, sia deliberativo, qualora proponga di sostituire una nuova norma sul problema A, che sostituisca quella fissata dal primo referendum.

Se si teme una inflazione di referendum a bassissima partecipazione, si può anche esaminare l'eventualità di stabilire preventivamente che tra due referendum sullo stesso oggetto debba prevalere quello che ha avuto maggiore adesione, o meglio quello che ha raccolto il maggiore consenso sulla delibera prodotta.

Ad esempio, al primo referendum ha partecipato la percentuale p1 = 10% degli aventi diritto (la popolazione), emettendo una decisione d1 con maggioranza m1 del 70%, mentre il secondo referendum ha avuto p2 = 30%, e prodotto una decisione d2 con m2 = 55%.

Moltiplicando le maggioranze relative m1 ed m2 per la percentuale di partecipazione, si deduce che la norma d1 ha ricevuto il consenso di M1 = 0,1m1 = 7% della popolazione intera, mentre la norma d2 ha ricevuto il consenso globale M2 = 0,3m2 = 16,5%, sicché la decisione d2 prevale.

Tutto questo a prima vista può sembrare "macchinoso", ma dobbiamo tener conto che nell'era informatica in realtà le operazioni tecniche per un simile metodo di gestione sarebbero semplicissime.
E' sufficiente disporre di un programma informatico nel quale si possano riversare le proposte, rendendole disponibili alla discussione, elaborazione e modifica via internet. Ogni Municipio potrebbe disporre di un simile programma, e di terminali aperti all'uso di chi non ha un computer proprio.

Si noti che in Islanda il popolo, dopo avere abbattuto sia una legislatura di centrodestra che una di centrosinistra, ha indetto e vinto un referendum contro il debito, quindi ridiscusso deliberativamente le leggi via internet, persino la propria Costituzione.

E in Svizzera i referendum popolari sono un metodo deliberativo ampiamente collaudato.
Crimea e Novorussya si sono rese nazioni indipendenti via referendum popolare autonomo.
Questi esempi dimostrano la la tecnica dell'autogoverno è praticabile anche nei macrosistemi, come le nazioni moderne.

Desidero poi aggiungere una considerazione personale poiché, incidentalmente detto, a proposito della "riunione tribale intorno al fuoco", cui partecipano tutti, anche i bambini (purché in età in cui sappiano già parlare, naturalmente), si fa così anche in Free Lakota International Democratic Kingdom, nelle rare occasioni in cui sia necessario riunirsi per qualche decisione.
Ed ha sempre funzionato benissimo.


Si tratta, oltretutto, del metodo migliore per far emergere i "capi" provvisori che guidino una azione: perché il "capo" più adatto alla circostanza emerge spontaneamente dalla discussione, diventa colui al quale viene affidata pro tempore la guida di una specifica azione, in base al consenso sviluppatosi, e niente più.

"E' d'uopo ricordarsi che noi uomini, di fronte alle pesanti esigenze della civiltà e sotto la pressione delle nostre rimozioni, troviamo di solito la realtà del tutto insoddisfacente, e nutriamo perciò un vita di fantasia in cui ci piace compensare quel che ci manca nel mondo reale, abbandonandoci a creazioni che appagano i nostri desideri" (Sigmund Freud, Quinta conferenza sulla psicoanalisi, 1910).

Esiste purtroppo una categoria peculiare di umani, ai quali la semplice fantasia, onirica e diurna, non basta, e che fremono per tradurre in fatti reali il parto delle loro produzioni psichiche, con l'intento, persino, di imporle agli altri: gli uomini politici sono pagati per farlo.
Ma riescono a farlo solo nella misura in cui l'individuo comune conceda loro il proprio consenso e obbedienza. Se non lo fa, ogni potere di realizzazione del sogno politico si dissolve nel nulla.
E l'individuo comune può riscoprire la realtà della sovranità individuale e popolare.

Non è utile cercare padri e madri a dirigere l'immagine della "famiglia" sociale, sogno infantile che diventa perversione autocastrante, se protratto in età adulta.
Secondo il buddhismo classico, nell'infinità dei tempi siamo già stati tutti padri e madri di tutti, ritrovandoci poi inconsapevolmente.
E nulla impedisce che ogni adulto si viva come padre e madre di se stesso.
Cominciando ad esercitarvisi fin da ragazzo.

Allora, quando in tal modo si sperimenta di essere sovrani della propria vita, si crea lo spazio fertile per la realizzazione della sovranità popolare, a distruggere ogni regime autoritario paternalistico, che rimanga solo più un pallido ricordo lontano nel tempo passato.
Sarva mangalam.


Le immagini sono tratte dal film "Il pianeta verde" (La Belle Verte), del 1996, diretto da Coline Serreau © web

6 commenti:

  1. i referendum deliberativi sono una delle poche riforme costituzionali di cui abbiamo veramente bisogno , ecco perche' la maggior parte dei politici di pd e pdl ecc. non la vogliono e fanno altre riforme inutili , solo il m5s li vuole mi sembra e sono i soli che applicano una specie di consultazione via internet , come e' avvenuto per il voto sull'abolizione del reato di clandestinita' , e' un ottimo metodo per i simpatizzati per far sentire il loro parere , per quanto riguarda la discussione delle proposte invece ho qualche dubbio , per esempio come avviene sempre nel m5s nel blog esistono degli argomenti su cui si sono avanzate proposte dai simpatizzanti ma su ogni argomento ci sono migliaia e migliaia di proposte differenti , e' difficile trovare poche proposte per ogni singolo argomento quando gli opinionisti sono migliaia figuriamoci centinaia di migliaia , e' troppo dispersivo credo e poco concreto , ma la strada e' giusta solo che si deve ancora trovare il modo piu' concreto per applicarlo , ma prima ci vuole una pulizia generale della politica e dei partiti affinche' chi ha delle idee come questa riesca a metterle in atto , speriamo ...

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    1. Concordo. Ci sono partiti "minori", come il movimento di Liberazione per il Bene Comune ad esempio, ma ce ne sono altri, che incentivano le consultazioni via internet e le assemblee sovrane reali o virtuali, ma si parla sempre di una minoranza che, siccome chiede riforme di base, ed è in genere autogestita, non riesce a fare sentire la propria voce se non, appunto, su Internet .. Ma ho la sensazione che si tratta di un fenomeno che non può essere controllato e contenuto ancora per molto. Bisogna solo vedere come verrà usato ..

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  2. Far sentire la propria voce mi sembra alquanto inutile se si parla a chi non vuol sentire.
    Lasciando da parte un'opinione soggettiva...se non ricordo male il partito 5 Stalle era nelle stesse condizioni del partito da Lei sopra citato, ed abbiamo visto com'è finita (se si è sinceri con sè stessi ovviamente).
    Il partitismo è una calamità per l'organismo sociale; per quanto mi riguarda una risposta energica al delirio della politica si può trovare nel De Monàrchia di Alighieri.

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  3. Non posso che essere d'accordo sul fatto che il partitismo sia deleterio per l'evoluzione umana.
    La proprio voce va fatta sentire invece, ne sono convinta. Il problema è che la chiarezza e la presa di coscienza devono essere individuali ancora prima di volerli "esportare": Semplicemente perché nulla si può esportare se non viene compreso e integrato nel profondo da chi riceve ..
    Non siamo messi molto bene! ;)

    A proposito dei partiti:
    http://crepanelmuro.blogspot.it/2011/07/simone-weil-manifesto-per-la.html

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  4. Mi permetto di provocarLa ricordandoLe il maoismo.
    Inoltre non ritengo necessaria una presa di coscienza universale per proporre una solida alternativa al sistema attuale.

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    1. Accetto volentieri le provocazioni, ma questa non lo è veramente .. Certamente, per come siamo messi, trovare un'alternativa migliore non sarebbe tanto difficile. Potrebbe arrivare anche tramite un colpo di forza ad esempio (ora provoco io ;) ), ma mi ricorda tanto il principio ormai ben radicato che spesso spinge chi va a votare: scegliere, appunto, il meno peggio .. E lasciare che sia uno dei "meno peggio" a prendere decisioni al posto nostro ..
      Evidentemente aspiro a MOLTO meglio, e per ottenerlo è necessaria una reale presa di coscienza interiore.. Non vedo altra strada ..

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