Eppure, a più di un anno di distanza, l’incidente nucleare è lontano dall’essere risolto. E all’estero i media cominciano a mettere a fuoco i pericoli per il Giappone, forse per il mondo intero. Rischi non legati alla fusione dei noccioli, che pure va avanti in 3 dei 6 reattori del sito.
A destare allarme sono le migliaia di barre di combustibile spento ma altamente radioattivo – tutte insieme sviluppano 85 volte più radioattività di Chernobil - contenute nelle piscine, in particolare nei reattori 3 e 4, i più disastrati da terremoto e tsunami: nel caso di un nuovo terremoto di magnitudo 7, ritenuto molto probabile, il collasso delle piscine o anche solo il loro vacillare, provocherebbe un disastro inimmaginabile.
Privato dell’acqua di raffreddamento, il combustibile in brevissimo tempo si surriscalderebbe a livelli pazzeschi, e il fuoco si propagherebbe a tutte le 11.421 barre stoccate nel sito di Fukushima Dai-Ichi. Causando una catastrofe di tali proporzioni da mettere a rischio non solo Tokio, che dovrebbe essere evacuata, non solo il Giappone, ma da coinvolgere – si arriva a dire – l’intero emisfero nord del pianeta. Un disastro tale da far apparire Chernobyl una piccola cosa. Con una contaminazione da Cesio-137 destinata a durare nel tempo.
Così Robert Alvarez, senior scholar dell’Institute for Political Studies, già consigliere della Segreteria del Dipartimento per l’Energia degli Stati Uniti e assistente per la sicurezza nazionale e l’ambiente, collaboratore di svariate testate. Il suo post sull’Huffington Post-Usa del 22 aprile fa seguito a diversi altri post del Washington’s Blog che a Fukushima ha dedicato molta attenzione fin dall’inizio (qui e qui), e ad altri media e blog (indymedia.uk, eurodialogue.org e enenews che traduce dal giapponese, qui e qui) .
Un allarme esagerato? Forse...