lunedì 31 dicembre 2012

L'uso della vitamina C come antibiotico

FRED R. KLENNER, M.D.
Reidsville, North Carolina

VITAMINA C—la base del sistema ossido-riduttivo rivela ora con un dosaggio più grande le sue eccezionali qualità come antibiotico non-tossico. 
Introduzione 

L’11 dicembre del 1621 Edward Winslow, (1), uno dei Padri Pellegrini, scrivendo in Inghilterra ad un amico che stava per intraprendere il viaggio verso il nuovo mondo, fornì questo consiglio: “Portati succo di limoni; e prendilo a digiuno. E’ un buon uso.” Trecentoundici anni dopo, nel 1932, sempre in dicembre, Waugh and King (2) trovarono che questo “importante” succo di limone conteneva una catena acida con sei atomi di carbonio che è ora nota come vitamina C. L’acido ascorbico è in relazione con gli acidi esauronici che a loro volta sono derivati degli zuccheri semplici (Youmans 1941 (3). Il valore di questa vitamina come fattore essenziale per la vita è universalmente conosciuto ed accettato. L’importanza della vitamina C come antibiotico e come precursore della formazione di anticorpi è priva di apprezzamento scientifico a causa della sua semplicità ed a causa della riluttanza, di parte della professione medica, nell’impiegarla in dosi massicce e nel somministrarla, come gli altri antibiotici, giorno e notte. L’allergia è diventato un gran problema dall’avvento di farmaci derivati dalle muffe. Ippocrate dichiarò che il compito più alto della medicina era quello di fare stare bene il paziente. Egli dichiarò inoltre che, di vari rimedi, i dottori avrebbero dovuto scegliere i meno sensazionali.

Per capire le proprietà antagoniste della vitamina C contro i corpi virali ed anche contro i fermenti chimici dei microrganismi - le tossine e le esotossine, si deve andare oltre il suo attuale stato accademico di fattore essenziale alla vita. Un fenomeno della vitamina C che colpisce è la similarità di risposta sia per correggere la patologia causata da una deficienza di questo componente, che per correggere la patologia causata dall’azione di corpi virali ed altre similari tossine e fermenti. Entro alcune ore dalla istituzione di una adeguata terapia con vitamina C per ago si troverà nella sindrome di deficienza che i fibroplasti stanno cominciando a formare normale tessuto connettivo e che le gemme capillari stanno invadendo i grumi sanguigni ed altri tipi di aree emorragiche (Youmans 1941 (3)). In modo analogo, quando è usata come antibiotico, una risposta clinica decisa è resa evidente dalla salita del conteggio dei globuli bianchi, dalla discesa della febbre e da un generale miglioramento del paziente entro la stessa schedula temporale....


Per molti anni il mondo medico ha accettato il pensiero che il forcing di succo di agrumi nelle infezioni del torace e delle vie aeree superiori, particolarmente a causa di corpi virali, era valido per 2 il fatto che produceva alcalinità dei fluidi corporei per mezzo del suo residuo, la cenere alcalina.

Questa premessa sosteneva che in questo stato alcalino maggiori possibilità di fagocitosi permettevano ai leucociti di distruggere i batteri. Questa teoria, sebbene corretta per la usuale flora batterica, non è mai stata troppo plausibile per le malattie virali dal momento che in queste condizioni esiste leucopenia, piuttosto che leucocitosi. Nella epidemia di poliomielite del 1948 nel North Carolina abbiamo osservato una risposta maggiore alla vitamina C data per bocca se si aggiungeva rutina. (2)
La cenere alcalina qui serviva da barriera alla perdita di vitamina C attraverso i reni. La vitamina C è escreta per filtraggio glomerulare ed è riassorbita dai tubuli. C’è un rateo massimo con cui i tubuli possono riassorbire, pertanto è una reale economia mantenere l’urina alcalina. La Haley ed i suoi associati (1936 (4)) hanno riportato che la quantità di vitamina C escreta può essere variata semplicemente cambiando il bilancio acido-base nell’assunzione di cibo.

Iniziale uso clinico della vitamina C 

Il nostro interesse per la vitamina C contro organismi virali cominciò dieci anni fa in una modesta casa rurale. Qui un paziente, che stava ricevendo un trattamento sintomatico per una polmonite virale, aveva improvvisamente sviluppato una cianosi. Egli si rifiutava di essere ospedalizzato per una terapia di supporto con ossigeno. Si erano considerati (e scartati) i raggi X a causa del loro valore dubbio e perché il più vicino dipartimento equipaggiato per un simile trattamento era distante 69 miglia. Vennero dati intramuscolo 2 grammi di vitamina C, nella speranza che la condizione anaerobica, esistente nei tessuti, sarebbe stata alleviata dalla azione catalitica della vitamina C, nella sua azione di aiuto al trasporto di gas nella respirazione cellulare. Questa era un’idea vecchia, il fattore importante fu che funzionò. Entro 30 minuti dall’assunzione del farmaco (che portavo nella mia borsa di medico per il trattamento della diarrea nei ragazzi) il modo caratteristico di respirare ed il colore tipo ardesia sparirono. Al ritorno sei ore dopo, alle otto di sera, il paziente fu trovato seduto sul bordo del letto che gustava una tarda cena. Abbastanza stranamente la sua febbre era di tre gradi meno di quanto fosse alle 2 dello stesso pomeriggio. Questo improvviso cambiamento nella condizione del paziente ci portò a sospettare che la vitamina C stesse giocando un ruolo di ben più
grande significato rispetto al semplice catalizzatore respiratorio. Fu fatta una seconda iniezione di un grammo di vitamina C, nello stesso modo, durante questa visita e quindi successivamente ad intervalli di 6 ore per i successivi 3 giorni. Questo paziente stava clinicamente bene 36 ore dopo la terapia chimica. Da questa osservazione casuale siamo stati capaci di mettere insieme sufficiente evidenza clinica che provava inequivocabilmente che la vitamina C è l’antibiotico di elezione nel trattare tutti i tipi di malattie virali. Inoltre è un importante adiuvante nel trattamento di altre malattie infettive.

Questo “colpo fortunato” con la vitamina C come antibiotico aprì una nuova strada nell’approccio al problema del trattamento dei corpi virali. Con grande entusiasmo decidemmo di provare la sua efficacia con tutte le malattie infantili. Il morbillo fu selezionato più degli altri a causa della conoscenza che si trattava di un piccolo virus come quello che causa la poliomielite. Era ragionevole assumere che se fosse stato messo sotto controllo il morbillo allora anche la Poliomielite avrebbe avuto un farmaco che poteva prevenire, così come curare, la malattia. L’uso della vitamina C nel morbillo si rivelò una curiosità medica. Per la prima volta un’infezione virale poteva essere maneggiata come se si trattasse di un cane al guinzaglio. Nella primavera del 1948 il morbillo si manifestò in proporzioni epidemiche in questa sezione del paese. Il nostro primo atto, quindi, fu quello di fare giocare le nostre figliole con ragazzi che si sapeva fossero nella “fase contagiosa”. Allorché la sindrome di rossore febbrile degli occhi e della gola, il catarro, la tosse bronchiale spasmodica e le macchie di Koplik si erano sviluppate, e le ragazze erano ovviamente malate, fu iniziata la vitamina C. 
In questo esperimento si trovò che 1000 mg ogni quattro ore, per bocca, solitamente modificavano l’attacco. Dosi inferiori consentivano alla malattia di progredire. Quando si davano 1000 mg ogni due ore ogni evidenza dell’infezione se ne andava in 48 ore. Se si interrompeva il farmaco per un periodo simile (48 ore) la sindrome precedente ritornava. Osservammo questo tipo di andamento per trenta giorni, momento in cui il farmaco (vitamina C) fu dato a 1000 mg ogni due ore, notte e giorno, per quattro giorni. Questa volta il quadro si schiarì e non ci fu ricaduta. Queste ragazzine non svilupparono gli sfoghi del morbillo durante il suddetto esperimento e, sebbene fossero state esposte molte volte, da allora mantengono tuttavia questa “immunità”. Nei casi avanzati la vitamina fu data via ago. I risultati si rivelarono perfino più eccezionali. Data la vitamina C per iniezione lo stesso completo controllo della sindrome del morbillo era evidente in periodi di 24 e 36 ore, dipendendo interamente dalla quantità impiegata e dalla frequenza della somministrazione.
L’abortire di questi casi prima dello sviluppo dell’eruzione cutanea apparentemente non interferisce con lo svilupparsi della immunità. Recenti progressi sulla rapidità di crescita dei corpi virali per mezzo del microscopio elettronico fa comprendere l’insuccesso sperimentato da precedenti ricercatori quando impiegavano la vitamina C sugli organismi (o corpi) virali. A meno che il virus non sia completamente distrutto, come dimostrato negli esperimenti che usavano il virus del morbillo, l’infezione si manifesterà di nuovo dopo un breve periodo di incubazione. Piccole e singole dosi giornaliere non modificano nemmeno il corso della infezione. 

Rivista della letteratura 

Da una rivista della letteratura si può con sicurezza dichiarare che, negli esperimenti con animali, in tutti i casi di lavoro sperimentale con l’acido ascorbico sull’organismo virale, l’ammontare del virus usato era largamente oltre la gamma della dose somministrata di questa vitamina. E’ il momento opportuno di notare qui che tutta la nostra ricerca sul virus con la vitamina C fu fatta usando l’UOMO come animale da esperimento. Questo fa una differenza importante. Per esempio i segni delle deficienze di vitamina C acute o croniche nella scimmia sono DISTINTAMENTE DIFFERENTI che nell’uomo. Ciò potrebbe spiegare parzialmente la differenza osservata nello scorbuto umano prodotto sperimentalmente e spontaneo. (Shaw et al. l945 (5)). Questo sembrerebbe confutare l’opinione di Thomas M. ( Rivers (1941 (6)) quando scrive “D’altra parte alcuni ricercatori (Heaslip, McCormick, Stern, Tebbutt & Helms) hanno registrato quella che potrebbe essere considerata una prova molto incerta, ottenuta da osservazioni sugli esseri umani, che le deficienze di vitamina C giocano un ruolo nella suscettibilità alla poliomielite.” L’accuratezza della valutazione di River su questi lavori, che riferiscono queste osservazioni, sembra questionabile quando dichiara (1941 (6)) che Sabin (1939 (7)) ha definitivamente dimostrato che non è valida l’affermazione di Jungeblut (1937 (8, 9) che la carenza di vitamina C aumenta la suscettibilità degli 
animali da esperimento alla paralisi infantile. Jungeblut (1937 (9)) stabilì che la somministrazione parenterale di vitamina C naturale durante il periodo di incubazione della poliomielite nelle scimmie è sempre seguita da un distinto cambiamento nella gravità della malattia; che dopo il quinto giorno di malattia sono richieste dosi MAGGIORI. Egli si rendeva conto, in quei tempi iniziali, che si devono dare dosi grandi per una infezione che progredisce velocemente come avviene con i ceppi R.M.; per il virus Aycock con il suo ridotto potenziale infettivo, sono di solito sufficienti piccole quantità di vitamina C. 
Durante l’epidemia nel North Carolina del 1948 fu nostro umile privilegio osservare e riportare (1949 (10)) che “nei primi pochi giorni di poliomielite esisteva 4 proprio un periodo di setticemia.” Era stata nostra impressione, al tempo, che il virus si moltiplicava in un tessuto vivente, il sangue, e che il momento per distruggere il virus era durante questo “periodo di incubazione” che varia più con il ceppo virale, la sua virulenza e la potenza moltiplicativa che con la dimensione della dose iniziale. Bodian and Horstmann (1952 (11) confermarono la nostra osservazione sulla esistenza di una fase di viremia nella poliomielite, che dimostra che il virus era liberamente presente nel sangue degli scimpanzé durante il periodo preparalitico della malattia. 

Uno degli errori più sfortunati, tra tutti quelli della ricerca sulla poliomielite, fu il tentativo NON SCIENTIFICO di Sabin di confermare il lavoro di Jungeblut con la vitamina C contro il virus della polio nelle scimmie. Jungleblut, nell’infettare le sue scimmie Rhesus usò il blando “metodo gocciolina” e poi somministrò vitamina C via ago in quantità varianti fino a 400 mg/giorno. Anche questo metodo non gli diede un controllo assoluto sul grado di infezione che sarebbe risultato. Comunque il suo antibiotico (vitamina C) rimase relativamente costante. Con quantità quasi infinitesimali, come ci rendiamo conto adesso, egli fu capace di dimostrare, in una serie, che i sopravvissuti non paralitici erano sei volte maggiori dei controlli. D’altra parte, Sabin, nell’infettare le sue scimmie, non seguì la procedura data da Jungeblut, mentre tentava di ripetere i suoi esperimenti, al contrario, invece, impiegò un metodo più energico di inoculazione che dette luogo ovviamente ad una malattia di massima gravità. Sabin inoltre si rifiutò di seguire i suggerimenti di Jungeblut sulla dose di vitamina C da usare. Sulla base del rapporto di Sabin la quantità data era raramente più del 35 percento di quella usata dal suo associato. Sabin fa questa significativa dichiarazione (1939 (7)): “Ad una scimmia furono dati 400 mg di vitamina C per un giorno su suggerimento di Jungeblut il quale riteneva che fossero necessarie grandi dosi per effettuare un cambiamento del decorso della malattia.” 
Tuttavia, sulla base del lavoro di Sabin, il valore negativo della vitamina C nel trattamento delle malattie virali è stato per anni accettato come finale.
Per alcune ragioni inspiegabili la vitamina C è stata “legata” allo scorbuto con l’esclusione delle sue altre numerose funzioni. Coloro che vorrebbero che noi credessimo che questa vitamina non serve ad altri scopi argomentano che non c’è prova per sostanziare l’affermazione che la malnutrizione gioca un ruolo certo nella suscettibilità alle infezioni virali. Siamo invitati a leggere ciò che Aycock scrisse nel 1937 concernente “la tendenza della poliomielite a presentarsi in bambini che sono robusti, in salute e ben nutriti.” Ciò che è importante non ci è detto. Naturalmente la Polio, come ogni altra malattia dell’infanzia, non dipende da specifiche personalità o da certi tipi costituzionali.
La ragione reale per il suo svilupparsi e per farlo in gradi variabili è dovuta a qualche altra causa.
Sicuramente il morbillo non limita il suo attacco al fragile, instabile ragazzo o adulto.
L’esatta incidenza della deficienza di vitamina C è sconosciuta. Non è stato sviluppato un modo preciso per determinare se nei tessuti corporei esiste una deficienza di vitamina C (Thewlis Clinic 1953 (12)). Esiste una crescente evidenza ad indicare che un numero relativamente grande di persone hanno una ipovitaminosi da C (deficienze di vitamina C) e che queste includono individui le cui diete sono generalmente considerate soddisfacenti (Youmans 1953 (3)). Il National Research Council raccomanda 75 mg/giorno come necessità minima (1945). Questa è solo la misura della quantità necessaria per prevenire gravi malattie e non è la misura della quantità necessaria a mantenere una buona salute. Kline and Eheart (1944 (13)) hanno riportato larghe variazioni nelle necessità di vitamina C negli individui normali. Jolliffe (1945 (14)) ha suggerito che le esigenze ottimali potrebbero in realtà essere dieci o più volte le dosi giornaliere minime raccomandate. In certe malattie da 1000 a 3000 mg al giorno furono trovate necessarie da Kyhos et a1 (1945 (15)) per tenere 
il corpo saturato. C’è una grande variazione individuale nella soglia renale per la vitamina C. Molti pazienti ricevono fino a 1500 mg di vitamina C al giorno senza una significativa perdita urinaria 5 (Shaw l945 (5)). Tutti noi siamo stati testimoni di “sangue dal naso” in certi bambini malati di morbillo che, prima di prendere la malattia, apparivano in salute. L’epitassi (sangue dal naso) è uno dei segni dello scorbuto. Questo è scorbuto vero? Crandon (1940 (16)) dichiara che lo scorbuto si sviluppa lentamente nell’uomo. Egli ha trovato che il livello di vitamina C nel plasma sanguigno è a zero per 90 giorni prima che ci sia la evidenza clinica dello scorbuto e che potevano passare fino a 132 giorni prima che ne apparissero i primi segni. Egli ha riportato che furono dati giornalmente 1000 mg di vitamina C per due settimane per eliminare le petecchie della pelle. Molte volte io ho arrestato il sangue dal naso nei ragazzi, malati di morbillo, con una singola dose di 2 g di vitamina C. Dolldorf (1945 (17)) ha riportato che possono essere presenti nel corpo molte malattie che richiedono una fornitura maggiore di vitamina C. 
Egli elenca la febbre, l’infezione, lo stress fisico, disordini gastrointestinali, diarrea, anoressia e vomito insieme a molte altre. Va oltre l’interesse accademico osservare che tutte le condizioni sopra elencate si trovano usualmente in casi gravi di poliomielite.
Ci si chiede se queste manifestazioni siano, oppure non siano, manifestazioni di deficienze di vitamina C ovvero aspetti veri della sindrome della Polio. Certamente noi vediamo proprio parecchi, se non tutti, questi sintomi associati con altre malattie infantili. Abbiamo anche trovato che, come l’epitassi, tutte le malattie sopra elencate possono essere alleviate con una o due iniezioni di vitamina C, con quantità che varia da uno a quattro grammi in funzione dell’età del paziente.
Queste manifestazioni rappresentano una perdita acuta di vitamina C ed è il modo con cui la Natura chiede aiuto. Esiste una possibile strada per sfuggire a questa configurazione clinica e questa è l’osservazione dei segnali che rivelano preesistenti deficienze croniche di vitamina C. Shaw (1945 (5)) dichiara che depositi di cibo sui nostri denti ed il tartaro rappresentano questa condizione.

Le persone che si scoprono contate in questo gruppo dovrebbero supplementare la loro dieta con almeno due grammi di vitamina C al giorno, oppure bere non meno di tre bicchieri di succo d’arancia, 200 c.c. l’uno, per lo stesso periodo.

Casi di studio 

A supporto delle nostre scoperte, che dosi massicce di vitamina C sono un potente antibiotico, seguono parecchie storie di casi:

Caso I—Morbillo in un bimbo di dieci mesi. Il bimbo aveva una temperature (rettale) di 104 °F (40 °C), rossore degli occhi e della gola, catarro, tosse bronchiale spasmodica e macchie di Koplik. Furono somministrati 1000 mg di vitamina C intramuscolo ogni quattro ore. Dopo 12 ore la febbre (rettale) era 97,6 °F (36,4 °C), la congiuntivite e la gola rossa se ne erano andati, non c’era tosse. La subitanea caduta della curva febbrile si pensò che fosse spiegabile su una di tre basi: 1) usuale crollo notturno. 2) Azione antibiotica della vitamina C. 3) Anche se la somministrazione di vitamina C fosse continuata, probabilmente ci sarebbe stato un moderato aumento nel tardo pomeriggio del secondo giorno, confermando un organismo altamente virulento ed un ospite scarsamente resistente.
Per determinare quale di queste deduzioni era valida, fu interrotta la vitamina C per un periodo di 8 ore. A questo punto la temperatura rettale risalì a 103,4 °F (39,7 °C). La terapia con vitamina C fu ripresa e invece della attesa salita delle ore 20:00, la temperatura rettale scese a 99,2 (°F) (37,3 °C).
Si continuò con le iniezioni di vitamina C, 1000 mg come prima, il bimbo ebbe un recupero tranquillo e fu dimesso 60 ore dopo il ricovero in ospedale. Non si sviluppò l’esantema da morbillo.
Sono passati 4 anni ed non c’è stato morbillo.

Caso II—Un caso di polmonite virale con il tipico consolidamento di un intero campo polmonare. Paziente di colore, donna, anni 28, con storia (riferita da un parente) di brividi, febbre e raffreddore di torace e testa per 14 giorni, severo mal di testa per 3 giorni. In torpore quando fu vista la prima volta, palpebre chiuse, una schiuma bianca sulla bocca che periodicamente cercava di sputare. La temperatura ascellare (corretta) era di 106.8 °F (41,6 °C). C’era evidente disidratazione, il rumore del respiro diminuiva fino all’assenza, il fremito al tatto aumentava sopra l’intero polmone destro. I sulfamidici, la penicillina e la streptomicina con il trattamento di supporto erano stati completati dal dottore di base. Furono dati 4 grammi di vitamina C endovena insieme a 1000 c.c. di destrosio al 5 per cento in soluzione salina. La temperatura ascellare scese a 100 °F (37,8 °C) (corretta) entro11 ore. Quattro ore più tardi, fu ripresa la vitamina C – ogni due-tre ore, in dosi da 2 a 4 grammi infunzione della risposta. Dopo 72 ore la paziente era sveglia, seduta nel letto e beveva liberamente. In quel momento non c’era febbre, né per il resto del tempo in ospedale. La vitamina C fu continuata per un periodo di 2 settimane, la frequenza fu ridotta a 12 ore, dose di 2 grammi. Il razionale per la continuazione della vitamina C era di assistere il corpo nel liberarsi dalle scorie del campo del polmone destro. Sebbene la paziente fosse clinicamente guarita, ci vollero tre mesi perché i polmoni fossero a posto alla lastra X. In questo la Natura semplicemente duplica uno stadio nella metamorfosi della rana che si sbarazza della propria coda di girino. 

Caso III—Un caso di encefalite a seguito di morbillo e orecchioni. Si trattava di un ragazzo di otto anni alla prima visita con una febbre di 104 °F (40 °C). Era letargico, molto irritabile quando molestato come in un semplice esame fisico. La madre riferiva che aveva sviluppato gradualmente il suo quadro clinico presente durante i precedenti quattro, cinque giorni. Il suo primo sintomo fu l’anoressia che era divenuta completa 36 ore precedenti la prima visita. Quindi si lamentava di un mal di testa generalizzato, poi entrò in una stato di torpore. Sebbene molto atletico ed attivo, si mise volontariamente a letto. Gli furono dati endovena 2000 mg di vitamina C e gli fu consentito di tornare a casa perché non c’era posto in ospedale. Si chiese alla madre di scrivere una memoria oraria del suo comportamento fino alla successiva visita stabilita per il giorno dopo. Visitato 18 ore dopo l’iniezione iniziale di vitamina C, la memoria scritta rivelò una risposta veloce all’antibiotico- dopo due ore chiese di mangiare e mangiò un’abbondante cena, quindi vagò per casa come al solito e poi, per parecchie ore, sembrava che avesse recuperato completamente. Sei ore dopo l’iniezione
iniziale cominciò a tornare allo stato della prima visita. Quando fu visitato per la seconda volta la temperatura era di 101,6 °F (38,7 °C), era assonnato, ma rispondeva alle domande. La rude irritabilità mostrata prima della prima iniezione di vitamina C era sorprendentemente assente. Gli fu fatta una seconda iniezione endovena di 2000 mg e prescritti 1000 mg di “C” ogni due ore per bocca. Il giorno dopo non aveva febbre né sintomi. Come misura precauzionale gli fu fatta una terza iniezione di 2000 mg con istruzioni di continuare il farmaco per bocca per almeno 48 ore. Non sperimentò alcuna patologia cerebrale residua, come fu determinato con una visita cinque anni dopo questo episodio. (Casi similari visti nel frattempo hanno mostrato una risposta più impressionante se il farmaco veniva somministrato con l’ago ogni due, quattro ore.)

Caso IV—POLIOMIELITE. Un ragazzo di 8 anni fu portato nel mio studio con la storia di aver avuto una “influenza” per una settimana. Quattro giorni prima della visita aveva sviluppato fotofobia, congiuntivite, mal di gola, nausea, vomito e mal di testa, del tipo al retro degli occhi. Il mal di testa era di una tale intensità che dosi da adulto di aspirina, dategli dalla madre, non avevano avuto effetto. Mentre era sul lettino, il ragazzo o si grattava il collo, o il lato sinistro, o teneva la testa fra le mani, chiedendo che qualcuno gli alleviasse il dolore. La febbre (ascellare) era a 104 °F (40 °C). Era morbido nella regione lombare ed aveva una sensazione di accorciamento riferita agli attacchi dei tendini del ginocchio sinistro. Gli furono dati 2 grammi di vitamina C endovena mentre era in studio. Fu quindi inviato all’ospedale locale dove ricevette prontamente una seconda iniezione di 2 grammi di vitamina, dopo di che gliene furono fatte altre ogni 4 ore. Sei ore dopo
avere iniziato la terapia il dolore al collo era andato via, il mal di testa completamente alleviato (non aveva ricevuto medicine anti dolore), poteva tollerare la luce sul soffitto, gli occhi erano secchi e il rossore stava sicuramente scomparendo. La nausea ed il vomito erano scomparsi, la febbre (ascellare) era scesa a 100,6 °F (38,1 °C), era seduto sul letto “in posizione distesa” di umore gioviale mentre beveva un bicchiere di bevanda a base di limetta. Fu dimesso dall’ospedale dopo avere ricevuto 26 grammi di vitamina in un periodo di 48 ore, clinicamente in buona salute. La vitamina C fu continuata per bocca, 1,5 grammi ogni 2 ore con succo di agrumi per una settimana, quindi fu fatto il cambio con la vitamina B1, 25 mg, prima dei pasti e dell’andata a letto. La vitamina B1 fu data secondo la teoria di McCormick’s (1938-1939 (18)) per cui le malattie infiammatorie e degenerative del sistema nervoso sono dovute ad una avitaminosi di questa
particolare vitamina. La vitamina B1, in questi casi, dovrebbe essere continuata per un periodo non inferiore ai tre mesi poiché il tessuto nervoso è lento nel recupero anche dopo un danno lieve.

L’assunzione di vitamina C 

La quantità di vitamina C per avere un effetto ottimo varia grandemente con l’individuo. Importanti guide per la determinazione del dosaggio sono il tipo di malattia ed il grado della tossiemia (o viremia). Sebbene la dose usuale di vitamina C sia calcolata sulla base di 65 mg per kg di peso corporeo, e data per iniezione ogni due, quattro ore, in certe condizioni si possono usare, con un buon beneficio, iniezioni singole più grandi. Nell’uso della “C” come adiuvante nel trattamento di infezioni causate dai batteri più comuni, l’iniezione singola di 250 mg per kg di peso corporeo si comporta come altre combinazioni sinergiche di farmaci. Analogamente, quando si tratta una infezione delle vie aeree superiori, questa singola massiccia iniezione farà precipitare la patologia.
Un rapporto della Thewlis Clinic (1953 (12)) è interessante al proposito: “Infezioni del tratto respiratorio superiore possono gravemente intaccare la riserva di vitamina C. E’ usualmente durante o a seguito di un infreddatura che i pazienti hanno una epitassi o una tosse con sputo striato di sangue. Una infiammazione locale e lo svuotamento di vitamina C possono essere responsabili di questa tendenza emorragica. In numerose occasioni abbiamo osservato un apprezzabile alleviamento dei sintomi di una infezione del tratto respiratorio superiore dopo una iniezione di 500 mg di acido ascorbico (vitamina C).” 

La risposta alla vitamina C presa per bocca non è prevedibile. Wright and Lilienfeld (1936 (19)) hanno riportato che lo stato scorbutico si può sviluppare sebbene il paziente stia prendendo grandi dosi di vitamina C per bocca. L’opinione di Musser (1945 (20)) è che uno scarso assorbimento e, parimenti, uno scarso immagazzinamento sono fattori cardinali nel portare a deficienze di vitamina C. Abbiamo avuto il privilegio di osservare questo meccanismo in una delle nostre quattro figlie parecchi anni fa. 
Aveva preso la varicella. Si era iniziata la vitamina C quando erano apparse le prime maculae. Nonostante il fatto che le venissero dati 24 grammi ogni 24 ore non c’era interruzione del progresso della malattia. Il prurito era intenso. Un grammo dato endovena arrestò il prurito entro 30 minuti e ne seguì un sonno tranquillo per le successive otto ore. Sebbene si sentisse bene, a quel punto le fu fatta una seconda iniezione, a seguito della quale non ci furono nuove maculae ed il recupero fu veloce e tranquillo. Nei pochi anni passati abbiamo notato che, nella varicella, se si fanno iniezioni massicce non si ripetono ondate di maculae e gli usuali sette, nove giorni richiesti per la formazione delle croste si riducono a meno di 24 ore. Grandi dosi per via parenterale sono efficaci quando la somministrazione orale fallisce (Youmans 1945 (3)).

Non è raro incontrare un paziente, malato di una malattia virale, che è anche soggetto agli effetti di tossine dovute ad un “invasore secondario”. Questo problema di infezione mista si riscontra usualmente nella polmonite virale e negli orecchioni contagiosi. La bocca, il naso ed il naso-faringe rappresentano lo “spazio vitale” per parecchi microrganismi. Pertanto è possibile avere una parotite, secondaria ad una chirurgia alla bocca, senza una contaminazione virale, ma è impossibile avere una parotite contagiosa (orecchioni causati da un organismo virale) senza l’invasione secondaria di organismi patogeni. Nel trattamento della polmonite virale e degli orecchioni virali è necessario fareo una o due iniezioni di penicillina assieme alla vitamina C, oppure una terapia sulfamidica comparabile. In un caso di orecchioni, da un punto di vista accademico sembrerebbe che l’Aureomicina servirebbe meglio allo scopo, poiché ha giusto possibilità antibiotiche con i grandiorganismi virali. Il potere antibiotico della vitamina C può anche essere incrementato da altre frazioni biochimiche. Una di queste è una soluzione colloidale dell’enzima proteolitico denaturato chiamato “PROTAMIDE.”

Nello Herpes Simplex e nello Herpes Zoster questo “enzima” ha provato di essere di sicuro valore, e nello Herpes Zoster (Fuoco di S. Antonio) ha sicura influenza sul dolore della radice nervosa dorsale. Naturalmente è conoscenza comune che la vitamina C, specialmente se iniettata intramuscolo, possiede le stesse proprietà anti-neuritiche. La vitamina C, proprio lei, può chiamarsi “cugina” degli enzimi proteolitici. Ciò suggeriva che la vitamina C e la protamide potessero essere usate allo stesso tempo. I risultati clinici giustificavano questa assunzione. Si ottennero guarigioni in due tre giorni. La vitamina C era stata data come al solito, mentre la protamide era stata limitataad una fiala al giorno. Gli stessi risultati “migliorati” sono stati ottenuti con l’influenza ed una inequivocabile azione sinergica fu vista in un caso di poliomielite in un ragazzo di dieci anni. 
Anche il calcio è un buon adiuvante, specialmente nel trattare l’influenza. In vivo il calcio duplica il comportamento chimico della vitamina C sotto vari aspetti. E’ materia di dibattito se il virus ha una qualche influenza distruttiva sugli ioni calcio. Sembrerebbe, dalla nostra esperienza, che l’inclusione di una fiala di almeno 10 c.c. di calcio gluconato o calcio levulinato nel trattamento di una infezione virale sia una buona terapeutica. Il levulinato deve essere iniettato ad una velocità inferiore rispetto al gluconato. Il calcio gluconato può essere iniettato intramuscolo, negli adulti, se le vene sono preziose, ma deve essere iniettato in profondità nel muscolo del gluteo. La vitamina C ed il D.C.A. da 2mg a 5 mg (quest’ultimo una volta al giorno) hanno mostrato in test recenti un valore indiscutibile contro il virus dell’influenza.

Abbiamo riportato, nel 1951 e nel 1952, che nelle infezioni virali le analisi di laboratorio fornivano una reazione qualitativa di Benedict positiva. E’ necessario apportare una correzione a quel risultato. Questa reazione di Benedict era basata sul campione di urina all’ammissione di pazienti accettati nel nostro ospedale locale. Circa sei mesi fa ho notato che questo particolare campione di urina è raccolto in un periodo che va dall’accettazione in ospedale fino a 18 ore seguenti. Ciò, ovviamente, rende nullo il rapporto del laboratorio poiché i medicamenti dati al paziente nel frattempo potrebbero alterare i risultati chimici. Essendo la vitamina C un potente agente riducente, essa potrebbe dare conto di alcuni risultati delle reazioni Benedict nell’urina. Ciò, pertanto, rende vana la contestazione che questo test di laboratorio indica quando smettere l’uso della vitamina C.
La deduzione, comunque, è corretta. Abbiamo accertato nei sei mesi scorsi che questa glicosuria va da un aumento quantitativo rispetto alla gamma normale, fino ad uno qualitativo 2 plus. La maggioranza delle infezioni virali gravi mostrerà una forte traccia di reazione di Benedict qualitativa. Una soglia renale individuale per lo zucchero e/o la vitamina C è probabilmente una causa delle letture più alte.

Sono sconosciuti cambiamenti patologici dovuti a quantità eccessive di vitamina C. Si sono avute concentrazioni plasmatiche venti volte quelle normali senza alcun effetto negativo (Youmans 1941 (3)
). Occasionalmente potrebbe esserci sensibilità ai cibi comuni ricchi in vitamina C ed esistono senz’altro idiosincrasie costituzionali all’acido ascorbico. Queste complicazioni minori sono la diarrea, l’indurimento (solo quando le iniezioni intramuscolari sono fatte troppo vicino alla superficie), irritazione endoteliale, trombosi venosa (solo quando la concentrazione della soluzione è di 500 mg per c.c. o maggiore), sincope (solo in pazienti oltre i 50 anni di età se l’iniezione è fatta troppo rapidamente), rossore, vulvite e prurito. Quest’ultimo fattore è stato visto nella metà dell’1% dei bambini ai quali erano state date terapie massicce di vitamina per bocca e per gran tempo.
L’unguento medicone, per il derma, controllerà questi sintomi. Bisognerebbe interrompere la vitamina per bocca, se si presentassero queste complicazioni, e data con punture. Abbiamo trovato che un ago N. 23 G lungo ¾ di pollice è ideale per uso endovena ed un ago N. 22 lungo un pollice per le iniezioni intramuscolari. Se quest’ultimo è usato con adulti la lunghezza è di un pollice e ½.

Considerazioni dietetiche con la Vitamina C 

Fortunatamente la vitamina C è una vitamina fornita dalla Natura in una varietà di cibi. Cibi ricchi in vitamina C sono gli agrumi (limoni, lime, arance e pompelmo), pomodori, ananas, uvetta, lamponi, fragole, verdure verdi come i piselli, fagiolini, lattuga, asparagi, broccoli, cavoletti di Bruxelles, cavoli giovani, cavolfiori, bietola, foglie di cavolo, cavolo verde, prezzemolo, raponi, peperoni, zucca, rape e verdure verdi di vari tipi. Il latte è una giusta sorgente di vitamina C. Le verdure dovrebbero essere mangiate crude quando possibile, se ciò non è fattibile dovrebbero essere cotte nel più breve tempo possibile e in poca acqua, che dovrebbe bollire prima di aggiungerci i cibi. Il cavolo crudo è una fonte eccellente, ma lasciato in infusione perderà rapidamente il suo contenuto vitaminico. 
L’immagazzinamento, l’elaborazione, la cottura e la variabilità di differenti campioni di frutta sono fattori importanti. L’immagazzinamento ed il maneggiamento hanno relativamente poco effetto su frutti e verdure come arance e pomodori se non si rompono la buccia e le membrane cellulari. L’immagazzinamento, l’ammaccamento, il maneggiamento e lo schiacciamento di molte verdure e frutti riduce grandemente il loro contenuto in vitamina C. Questi traumi causano la liberazione di enzimi (ossidasi) che in presenza di aria catalizzano l’ossidazione dell’acido ascorbico (Kertesz et al 1936 (21); Johnson et a1 1937 (22)). Questa è una reazione rapida e può portare ad una completa inattivazione del tessuto ferito in alcuni minuti.

Il moderno immagazzinamento al freddo e l’inscatolamento, se fatti appropriatamente, influenzano relativamente poco il contenuto di vitamina C. Anche se tenuti in frigorifero a basse temperature, i cibi in scatola se stivati dopo l’apertura daranno luogo ad una considerevole distruzione del contenuto di vitamina C. Lo stufare o il bollire a lungo, la cottura in contenitori aperti o in contenitori fatti di rame (la presenza di aria e le più lievi tracce di rame portano ad una completa inattivazione spesso in alcuni minuti), l’eccesso di sale e l’uso di soda tendono tutti ad incrementare la perdita di questa importante vitamina. L’aggiunta di soda alle verdure in bollitura può migliorare la colorazione, ma porterà ad una aumentata perdita di vitamina C. In generale, la vitamina C è meno soggetta all’ossidazione in quei frutti e in quelle verdure che sono acidi. E’
riportato che patate al forno o bollite mostrano solo piccole perdite, a meno che non siano troppo cotte (Wood 1935 (23). 
Le gelatine di frutta e le marmellate hanno usualmente poca vitamina C. I cibi molto cotti sono praticamente privi di questa vitamina. C’è una crescente tendenza ad omettere i cibi che hanno un alto contenuto di acido ascorbico. Un’analisi della dieta di 50 pazienti è stata fatta presso la Thewlis Clinic a Wakefield (12), R.I. Il loro rapporto mostrava che il 18% prendeva oltre 10 500 mg di vitamina C a settimana, il 10% delle diete non contenevano vitamina C, il 34% prendeva meno di 200 mg a settimana. Poiché questa vitamina non può essere fornita dall’interno e poiché non ce n’è un’apprezzabile riserva nel corpo c’è poco da meravigliarsi se noi siamo facile “preda” dei virus e degli altri batteri. 

Le necessità di vitamina C non dipendono solo dal peso, ma anche dall’attività metabolica in cui la crescita gioca un ruolo importante. Scarsa igiene, sovraffollamento, umidità, il freddo ed il lavoro fisico (che include il gioco) favoriscono lo sviluppo di una carenza. La relativamente piccola scorta di acido ascorbico mantenuta nel corpo, anche in buone condizioni, il relativamente stretto margine tra la salute ed i cambiamenti patologici e l’evidenza di una considerevole incidenza di ipovitaminosi della vitamina C si combinano nell’enfatizzare l’importanza della prevenzione tramite un’adeguata dieta. I genitori devono imparare che le bevande all’arancia commerciali, che non contengono succo d’arancia preparato da poco, sono praticamente senza acido ascorbico.

Dobbiamo tendenzialmente stare lontani dalle bibite gassate e tornare ai giorni della “vecchia moda” dei succhi di agrumi. Se i genitori facessero bere ogni giorno ai loro ragazzi tanti bicchieri di succhi di agrumi quante bottiglie di bibite gassate consentono loro, la Polio e le malattie in generale assumerebbero rapidamente un ruolo meno importante nelle nostre vite.

SOMMARIO

La vitamina C è caratterizzata dalla capacità di opporsi a molti degli effetti farmacologici dell’istamina. Dovrebbe essere impiegata con i farmaci antistaminici in tutti gli stati allergici. E’ a causa di questo fattore che serve così bene nel trattamento della febbre reumatica acuta. A parte questo e le malattie virali essa è di enorme valore in tutte le malattie in cui sono prodotte esotossine.
E’ direttamente implicata nella formazione degli anticorpi e ciò, a sua volta, porta ad un aumento della gamma globulina nel siero sanguigno. Si unisce al virus per formare un nuovo composto che è distrutto per ossidazione. Rende tutte le cellule umane più permeabili, il che permette l’ingresso dei fattori immuni, altrimenti impediti. Previene e riduce il danno ai tessuti. Serve come trasportatore di idrogeno nella respirazione cellulare. Funziona come disidratante e diuretico. 
E’ la CHIAVE per una buona salute. Non perdete QUESTA chiave perché potrebbe bloccare o sbloccare la vostra vita. 

Lavoro presentato alla AAN Convention, maggio 1953, Pasadena, California.

Riferimenti

1. Arber, E., The Story of The Pilgrim Fathers. 1897.
2. Waugh, W. A. and King. C. G.. The Isolation and Identification of Vitamin C, J. Biol. Chem. 97 325 (July) 1932.
3. Youmans, J. B., Nutritional Deficiencies, 1941.
4. Hawley, E. E.; Frazer, J. P.; Button, L. L.; Stevens, D.J The Effect of the Administration of Sodium Bicarbonate and of Ammonium Chloride on the Amount of Ascorbic Acid Found in the Urine. J. Nutrition, 12, 215 (August) 1936.
5. Shaw et al: Acute and Chronic Ascorbic Deficiencies in Rhesus Monkeys, J. Nutrition. 29:365, 1945. 11
6. Rivers, T. M., Immunological and Serological Phenomena in Poliomyelitis Lecture III, Infantile Paralysis, 1941.
7. Sabin, A. B., Vitamin C in Relation to Experimental Poliomyelitis. J. Exper. Med., 1939, 69, 507.
8. Jungeblut, C. W., Vitamin C Therapy and Prophylaxis in Experimental Poliomyelitis. J. Exper. Med., 1937, 65, 127.
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10. Klenner, F. R., The Treatment of Poliomyelitis and Other Virus Diseases With vitamin C. S. Med. and Surg. vol. III #7, July 1949.
11. Bodian, D. and Horstmann, D., Review of their work. J.A.M.A. Aug 30th. 1952, vol. 149 #18.
12. Thewlis Clinic, Vitamin C and P in Cardiovascular Disease. Geriatrics Vol. 8 #2 (February) 1953.
13. Kline, A. B. and Eheart, M. S., variations in the Ascorbic Acid Requirements for Saturation of Nine Normal Young Women. J. Nutrition 28 :413, 1944.
14. Jolliffe, N., Preventive and Therapeutic Use of Vitamins. J.A.M.A 129:613, 1945.
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19. Wright, I. S.; Lilienfeld. A., Pharmacologic and Therapeutic Properties of Crystalline Vitamin C. Arch. Int. Med. 57:241. 1936.
20. Musser, J. H., Nutrition in the Aged. W. B. Saunders Co., 1943.
21. Kertesz, Z. I.; Dearborn, R. B.; Mack. G. L., Vitamin C in vegetables IV, Ascorbic Acid Oxidase. J. Biol. Chem. 116:717, Dec. 1936.
22. Johnson, S. W.; Zilva, S. S., The Oxidation of L-Ascorbic Acid by Plant Enzymes. J. Biochem. 31:438, March 1937.
23. Wood, E., The Vitamin C Content of the Russet Burbank Potato of Idaho. Bull. 219 U. of Idaho A. Exp. S., June 1935.
24. Klenner, F. R., Massive Doses of vitamin C and the virus Diseases. J. S. Med. and Surg. Vol. 113 #4, April 1951.
25. Klenner, F. R., The Vitamin and Massage Treatment for Acute Poliomyelitis. J. S. Med. and Surg. Vol. 114 #8, Aug. 1952.
26. Marsh, Wm. C Commander (MC) U.S.N., The Treatment of Herpes Zoster With Protamide. U. S. Armed Forces Medical Journal 1:1045, Sept. 1950.

[Nota: dal momento che l’originale era un articolo molto denso, per chiarezza sono stati aggiunti molti titoli (tra parentesi). Anche i paragrafi lunghi sono stati spezzati agli appropriati cambiamenti di soggetto. - AscorbateWeb ed.]

Da The Journal of Applied Nutrition, Volume 6, 1953, pp. 274- 278
www.roccomanzi.it

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