Dopo la sua morte, Albert Einstein non ha certo avuto una vita facile. Nonostante le migliaia di verifiche sperimentali che hanno confermato con assoluta precisione la sua teoria della relatività, che all’epoca in cui fu per la prima volta esposta – nel 1905 – era appunto solo una teoria priva di riscontri empirici, c’è sempre chi spera di demolire quello che oggi è il più solido tempio della fisica moderna.
Non fosse altro perché Einstein è Einstein, un’icona, un “mostro sacro”, e coglierlo in fallo vorrebbe dire riscrivere in buona parte la fisica odierna e aggiudicarsi un sicuro premio Nobel. Perciò, di dichiarazioni sensazionalistiche al riguardo ne sono state fatte tante, nessuna delle quali davvero capace di incrinare la solidità della fisica relativistica. Eppure, il risultato raggiunto dall’esperimento CNGS (Cern Neutrinos to Gran Sasso) è tale da far tremare i polsi, perché ad annunciarlo non è certo un misconosciuto scienziato fai-da-te, ma la più importante comunità scientifica oggi attiva, che fa a capo al miracoloso acceleratore di particelle LHC del Cern di Ginevra.
Proprio quello che, secondo teorie catastrofiste in voga qualche anno fa su Internet, avrebbe potuto produrre un buco nero capace di inghiottire tutta la Terra. Invece, il potentissimo acceleratore sta producendo scoperte sorprendenti e gli scienziati di tutto il mondo guardano a Ginevra allo stesso modo in cui le borse mondiali attendono trepidanti i responsi di Wall Street...